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martedì 16 giugno 2015

Lo scandalo del cristiano mondano “Il nostro cuore è aperto al Signore che passa?” Papa Francesco - S. Messa Cappella della Casa Santa Marta - 15.06.2015

Lo scandalo del cristiano mondano
“Il nostro cuore è aperto al Signore che passa?”
Papa Francesco 




S. Messa 

Cappella della Casa Santa Marta

15.06.2015




Capire i tempi di Dio, avere il cuore libero dalle passioni negative, per accogliere il dono della grazia e non essere invece travolti dal “rumore” della mondanità. È un invito a custodire il proprio cuore per accorgersi del passaggio di Dio, quello rivolto da Papa Francesco nella messa celebrata lunedì mattina, 15 giugno, nella cappella della Casa Santa Marta.
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Dunque è importante «custodire il cuore, custodire il cuore dalle nostre passioni». E «le nostre passioni sono tante». Ma «anche Gesù nel Vangelo ci parla delle nostre passioni». Francesco, in particolare, ha ripetuto le parole di Matteo nel passo evangelico proposto dalla liturgia (5, 38-42): «Avete inteso che fu detto: occhio per occhio dente per dente; ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra, tu porgigli anche l’altra; a chi vuole portarti in tribunale e toglierti la tunica tu lasciagli anche il mantello e se uno ti costringerà ad accompagnarlo per un miglio, tu con lui fanne due».

Si tratta, ha rilanciato il Papa, di «essere libero dalle passioni e avere un cuore umile, un cuore mite». E «il cuore viene custodito dall’umiltà, dalla mitezza, mai dalle lotte, dalle guerre». Invece, ha proseguito, «questo è il rumore: rumore mondano, rumore pagano o rumore del diavolo». Ma il cuore deve essere «in pace».

Per questo, ha proseguito Francesco riprendendo le parole di Paolo ai Corinzi, è importante «non dare motivo di scandalo a nessuno perché non venga criticato il nostro ministero». E ha aggiunto: «Paolo parla del ministero ma anche della testimonianza cristiana, perché non venga criticato; e questo in pace e umiltà “nelle tribolazioni, nelle necessità, nelle angosce, nelle percosse, nelle prigioni, nei tumulti, nelle fatiche, nelle veglie, nei digiuni”».
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