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domenica 31 maggio 2015

"Un cuore che ascolta - lev shomea" - n. 24/2014-2015 (B) di Santino Coppolino

'Un cuore che ascolta - lev shomea'
Concedi al tuo servo un cuore docile, perché sappia rendere giustizia al tuo popolo e sappia distinguere il bene dal male" (1Re 3,9)



Traccia di riflessione
sul Vangelo della domenica
di Santino Coppolino



Vangelo:  Mt 28,16-20












La pagina del Vangelo di questa 9° Domenica del tempo ordinario conclude l'opera dell'evangelista Matteo. Gli apostoli, dopo la resurrezione di Gesù, salgono in Galilea e si ritrovano "sul monte che Gesù aveva loro fissato". E' la "Galilea dei gentili", regione disprezzata perché confinante con le nazioni pagane,luogo della vita quotidiana lontana dalla Giudea, luogo della santità, dove sorge Gerusalemme e il tempio. Essi sono in undici, non dodici; ne manca uno, Giuda, "l figlio della perdizione"(Gv 17,12) morto suicida. E' una comunità imperfetta; il tradimento, così come il peccato,"sta accovacciato alla porta"(Gen 4,7) ed è sempre presente anche in coloro che fin dal principio hanno seguito Gesù, che hanno ascoltato la sua Parola e mangiato il suo Pane. Il monte non è un monte qualunque, è un monte preciso(l'evangelista usa l'articolo determinativo: "eis to oros"), dove Gesù ha ordinato che la comunità può vederlo e che richiama i monti sacri all'ebraismo dove il popolo di Israele fece l'esperienza vitale e fondante di Dio: l'Oreb, dove Elia percepì la Sua presenza in "una voce di sottile silenzio - qol demamà daqà"(1Re 19,12); il Sinài, dove il popolo di Israele ricevette in dono la Torah; il Nebo dove Mosè concluse la sua vita terrena e, secondo un Midrash, fu rapito in cielo "con un bacio di Dio sulla bocca". E' il monte dove Gesù proclama le Beatitudini (5,1ss), guarisce tutti i malati(15,29) ed infine si trasfigura(17,1ss), luoghi questi non strettamente geografici bensì teologici dove, secondo l'evangelista, la comunità ha fatto esperienza della potestà salvifica di Dio e dove è chiamata a incontrare il Signore Risorto. Incontro che, da allora in poi, non solo i discepoli ma tutti i credenti possono fare, a condizione che 'abbandonino il tempio' e "vadano in Galilea"(28,10), in tutte le realtà umane di emarginazione e sofferenza, di miseria e dolore, "nelle periferie del mondo e dell'esistenza" (Papa Francesco). E se ci assale il dubbio che quella di Gesù non è la strada giusta, di non avere la forza necessaria per potercela fare, affidiamoci allo Spirito Santo certi che non ci farà mai mancare il suo aiuto, perché "Egli-con-noi tutti i giorni, fino al compimento del tempo"