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venerdì 22 maggio 2015

EXPO 2015 - CIBO,FAME, MULTINAZIONALI E FAO. Interventi di Leonardo Becchetti, Giorgio Bernardelli e Curzio Maltese

EXPO 2015 - 
CIBO,FAME, MULTINAZIONALI E FAO. 




Expo: visitando il Padiglione Zero

Fame e povertà.

Il tempo della cura

di Leonardo Becchetti

Il 30% della produzione di cibo viene sprecata ed è pari a quattro volte quanto è necessario per sfamare gli 800 milioni di persone che soffrono nel mondo di fame cronica. Allo stesso tempo 42 milioni di bambini sotto i 5 anni sono sovrappeso e 500 milioni di adulti sono affetti da obesità.
Il paradosso dello spreco è l’approdo finale del Padiglione Zero, il primo nel quale i visitatori di Expo s’imbattono appena arrivati dall’entrata principale, quella da cui si accede da ferrovia e metropolitana.
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Parlare del paradosso dello spreco è efficace, scuote le coscienze ma il problema della fame non è solo un problema logistico, che si risolve annullando gli sprechi e redistribuendo a chi ha fame. È un po’ come se organizzassimo un servizio che pulisce la tovaglia del ricco Epulone per portare le sue briciole a Lazzaro e pensassimo, in questo modo, di aver risolto il problema. 
Dobbiamo invece interrogarci sul perché Lazzaro si trova in quella condizione e in che modo è possibile che si riappropri della sua dignità. 
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Il tema dell’Expo 2015 – "Nutrire il pianeta, energia per la vita" – è senz’altro indovinato e di successo. Mettere al centro il cibo, e non qualcosa di più astratto, consente di stuzzicare la curiosità e i palati dei visitatori che si aggirano tra i padiglioni attirando, allo stesso tempo, la loro attenzione verso problemi chiave per il nostro futuro come quelli della sostenibilità ambientale e della lotta alla fame e alla miseria. Sarebbe però bello se da questa iniziativa, che mette il nostro Paese al centro dell’attenzione, partissero delle iniziative più concrete e meno dichiarazioni di principio per rendere il sistema economico più ambientalmente e socialmente sostenibile.
Non c’è, infatti, nulla di nuovo da scoprire, perché la fame è una malattia di cui conosciamo benissimo ragioni e cura. Il problema è creare le condizioni perché la cura sia somministrata. Rendendoci conto che il mercato non è qualcosa che passa sopra le nostre teste. Il mercato siamo noi. La responsabilità sociale e ambientale d’impresa è cosa bella, buona e giusta, fa fiorire la vita di chi la pratica ed è probabilmente l’unica via di salvezza del pianeta da nuove catastrofi economiche, politiche e finanziarie. La nostra missione è renderla praticabile dalla maggioranza dei cittadini ed economicamente sostenibile per le imprese. Una missione affascinante su cui si gioca il bello della nostra vita che fiorisce e si realizza se e quando ognuno di noi capisce di essere parte della soluzione e non del problema.
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Granai pieni, produciamo meno
di Giorgio Bernardelli

Come produrre di più per sfamare 9 miliardi di persone. È il ritornello che sentiamo a Expo2015. Ma intanto la Fao ci dice che il mondo oggi ha i granai talmente pieni che nel 2015 diminuirà la produzione di cereali. Mentre 800 milioni di persone continuano a patire la fame. Provo a guardare dentro a questa grande contraddizione passata sotto silenzio in questo articolo
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VIVERE IN UN MONDO NON DI CITTADINI

MA DI CONSUMATORI
di Curzio Maltese 




L’EXPO 2015 di Milano è la prima esposizione universale in cui le multinazionali sono trattate
alla stessa stregua dei grandi Stati. Coca-Cola e McDonald’s, per esempio, hanno enormi spazi espositivi, proprio come Cina, Usa o Russa.

Una scelta gravida di potenziali, enormi conseguenze.  ...

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VIVERE IN UN MONDO NON DI CITTADINI