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martedì 3 marzo 2015

È sempre molto amato da tutti don Franco... Il cardinale senza cattedrale che va in giro con la Vespa e la sua croce di legno...

Una giornata di 36 ore quella trascorsa con “don Franco” nella terra agrigentina. Un cardinale che smette alla sera le vesti solenni del pontificale per svegliarsi presto al mattino e andare allo stadio a incontrare centinaia di liceali scoppiettanti di vitalità. È molto amato il neo-cardinale Francesco Montenegro, 69 anni, messinese, arcivescovo di Agrigento da sette anni, presidente della Commissione episcopale per le migrazioni e della Fondazione Migrantes, ancora più noto per essere il vescovo di Lampedusa che accolse il primo, storico viaggio di Papa Francesco nel luglio 2013. Ancora prima, vietò i funerali a un boss mafioso. Il rientro nella sua diocesi con berretta e anello è stato trionfale ma semplice al tempo stesso. La festa del patrono san Gerlando, il santo che riaffermò la cristianità sull’Islam che si era radicato in Sicilia. La chiesa straripa di popolo, clero, canti e gesti simbolici. A fine Messa il cardinale prende il microfono e ricorda il patto: “Questo anello non è mio ma vostro. E non mi chiamate cardinale: io resto sempre don Franco. Quello che prima dovevo fare con ‘eccellenza’, ora lo faccio con ‘eminenza’”.

Un Vangelo senza sconti. “L’unica cosa che so fare è voler bene e amare”, ci dice. Cita don Tonino Bello, don Primo Mazzolari, e sua madre, dama di carità che lo portava nelle case dei poveri e gli diceva sempre: “Ama i poveri”. Questo “amare senza freni” i poveri, gli immigrati, i sofferenti, gli emarginati, insieme alla croce di legno che porta da 14 anni - “e perché mai devo cambiarla? Che sia d’oro o d’argento sempre croce è” - è il tratto distintivo di un cardinale che ancora gira in Vespa per le irte stradine del centro storico e sente di avere in testa e nel cuore una direzione chiara: “Il Vangelo va preso senza sconti: non si può essere buoni cristiani ed essere indifferenti ai poveri o agli immigrati. Bisogna abbandonare il vecchio modo di vivere la fede in maniera accomodante e condividere, aprirsi all’altro. Qui si tratta di mettere una marcia in più. Con il galateo si può scherzare, con il Vangelo no”. Con un piccolo cruccio: “La nostalgia di aver lavorato molto per i poveri e meno con i poveri”...



Una giornata con il card. Francesco Montenegro


Per saperne di più vedi alcuni dei nostri precedenti post: