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domenica 30 novembre 2014

Preghiera dei Fedeli - Fraternità Carmelitana di Pozzo di Gotto (ME) - I Domenica di Avvento /B


Fraternità Carmelitana di Pozzo di Gotto (ME)





"Un cuore che ascolta - lev shomea" - n. 1/2014-2015 (B) di Santino Coppolino

'Un cuore che ascolta - lev shomea'
Concedi al tuo servo un cuore docile,
perché sappia rendere giustizia al tuo popolo e sappia distinguere il bene dal male" (1Re 3,9)

Traccia di riflessione
sul Vangelo della domenica
di Santino Coppolino



Vangelo: Mc 13,33-37



Quello che dico a voi lo dico a tutti: vigilate !"
Per ben tre volte nella pericope è presente il verbo vigilare (gregorein), come un pressante invito da parte di Gesù alla comunità dei discepoli - di allora e di oggi - a tenere gli occhi ben aperti per  saper discernere gli avvenimenti della storia, perché non ci lasciamo contagiare dalla mentalità diabolica di questo mondo, veleno che ci narcotizza e ci impedisce di guardare e vivere la vita con lo stesso sguardo e cuore di Dio. "Guardate (blépete); Non dormite (agripnéite); Vigilate (gregoréite) !" 
Tre verbi differenti dal significato simile in appena cinque versetti, utilizzati dall'evangelista proprio con l'intento di richiamare l'attenzione di tutti i credenti di ogni tempo e luogo ad una vigilanza attenta, ad un impegno maturo e ad una fedeltà responsabile.
Il verbo 'vigilare (gregorein)' tornerà ancora al capitolo successivo (14) nel giardino del Getsemani, dove "le colonne della Chiesa" Pietro, Giacomo e Giovanni, coloro che si erano detti pronti a morire con lui, durante la "notte della protezione"(leila shmurim), la notte del passaggio dalla schiavitù d'Egitto alla libertà, in cui Dio stesso vegliò con Mosè e il popolo, non riusciranno a vegliare, lasciando Gesù solo durante la sua agonia, e dove tutti lo abbandoneranno e fuggiranno via. 
E' la nostra notte, in cui anche per noi il Signore torna ad ogni momento a chiederci conto della nostra fedeltà: "alla sera" in cui fu tradito(Mc14, 17), "a mezzanotte" quando fu processato (Mc 14,53-64), "al canto del gallo" quando Pietro lo rinnegò(Mc 14,72), "al mattino" quando fu condannato (Mc 15,1-15). Allora, se teniamo gli occhi ben aperti, saremo pronti ad accogliere l'inevitabile persecuzione che l'annunzio della Buona Notizia comporta. 
Grande è la nostra responsabilità, alle nostre fragili mani è affidata la conduzione e la cura della storia umana, certi che il Signore ci è sempre vicino nel dono della sua autorità (exousia), che è il dono dello Spirito Santo.


sabato 29 novembre 2014

"Nel frattempo" di Antonio Savone - Per prepararsi alla liturgia della I Domenica di Avvento


Nel frattempo 
Per prepararsi alla liturgia domenicale 
(I Domenica di Avvento)
di Antonio Savone


Si ricomincia. Dio degli inizi, Dio dei cominciamenti è il nostro. Dio delle opportunità rinnovate. E noi ci scopriamo eterni ricomincianti con il nostro Dio.

Inizia, infatti, un nuovo anno liturgico che accogliamo con stupore e riconoscenza perché Dio non si è ancora stancato di noi concedendoci “ancora un anno” (Lc 13,8). Un anno, del tempo cioè per imparare a riconoscere la larghezza del suo cuore e la generosità del suo perdono. Un anno, del tempo per apprendere la fiducia di Dio. Proprio di fiducia, infatti, parla Mc quando annuncia che prima della sua partenza il Signore ha affidato a ciascuno il suo compito. Dunque anche a me. Un compito per realizzare il quale mi è stato dato anche un potere, cioè un’energia, una forza, una capacità. La vita tutta come occasione per far germogliare la fiducia accordata. Quale consapevolezza mi abita della fiducia a me accordata e del compito e dell’energia a me affidati? Anche Dio dunque vive di attesa: quella di vedere esercitata la cura nei confronti dei beni a noi consegnati.

E l’anno liturgico comincia sempre con l’Avvento… quando cioè a tema è l’attesa, non quella del Natale ma quella del suo ritorno. Tornerà, certo, alla fine della storia e non per il rendiconto ma per portare a compimento, per accordare ulteriore fiducia, maggiorata stavolta. Tornerà per rovesciare le parti: per farci mettere a tavola e per passare lui stesso a servirci (Lc 12,37). Bella l’immagine di un Dio che aumenta il credito di fiducia e che si fa servo di esistenze spese a favore di altri. Immagine di quelle che ti seducono.

Ma c’è un tornare di Dio già ora già qui: non sai se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino. Non immediatamente riconoscibile questo ritorno perché non nel segno dell’evidenza manifesta. Di lì a poco i discepoli faranno fatica a riconoscere un Dio presente in quelle ore durante le quali Gesù verrà consegnato a una sorte ignominiosa.

Se non c’è, dunque, un momento preciso, già fissato, per il ritorno del Signore, vuol dire che ogni istante conta, non esiste un tempo irrilevante. Il mentre ha la stessa rilevanza del compimento. E quella che per noi è soltanto una successione cronologica, per Dio è una precisa occasione di salvezza e di misericordia. L’atteso, infatti, è già tornato più e più volte. Torna nell’uomo, come ci ricordava domenica scorsa il brano di Mt. Torna incessantemente e instancabilmente anche in un tempo che noi uomini di Chiesa continuiamo a definire secolarizzato. Quasi non abbia nulla a che fare con Dio. E ci sbagliamo di brutto. Per questo l’Avvento non è tempo di preparazione all’Incarnazione – dal momento che egli si è già fatto uomo – ma tempo per prepararsi a riconoscere le sembianze sotto le quali egli fa ritorno.
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"L’annuncio del Vangelo compito di tutto il popolo di Dio" di Egidio Palumbo (VIDEO)

"L’annuncio del Vangelo compito di tutto il popolo di Dio"
di Egidio Palumbo  (VIDEO)


I MERCOLEDÌ DELLA SPIRITUALITÀ
2014
della Fraternità Carmelitana di Pozzo di Gotto


TESTIMONI CREDIBILI DEL VANGELO
Lettura della esortazione apostolica
Evangelii Gaudium di Papa Francesco


MERCOLEDÌ 12 NOVEMBRE
L’annuncio del Vangelo compito di tutto il popolo di Dio
[Evangelii Gaudium nn. 111-175; 262-288]

Continuiamo la nostra lettura di Evangelii Gaudium (= EG), soffermando l’attenzione sui capitoli terzo (nn. 110-175) e quinto (nn. 259-288), i quali offrono indicazioni interessanti sullo “stile” conforme all’evangelo che sono chiamati ad assumere gli evangelizzatori nella Chiesa Popolo di Dio, pastori e fedeli laici, ognuno secondo la vocazione che ha ricevuto. Evidenziamo solo alcune prospettive di fondo.

1. La Chiesa, Popolo di Dio dai molti volti…
Quando diciamo “Chiesa” e “Popolo di Dio”, si vogliono sottolineare due aspetti della stessa realtà strettamente connessi. Tenerne conto è importante per evitare due visioni riduttive, abbastanza comuni: quella che identifica la Chiesa solamente con la gerarchia e quella che fa della Chiesa una “entità” astratta, o al massimo la riduce alle quattro mura, magari belle, dell’edificio... Invece quando diciamo “Chiesa” si intendono quelle persone, uomini e donne, pastori e fedeli, che Dio chiama, convoca e raduna (da qui “Ekklesia”=“Chiesa”) in assemblea come comunità, per ascoltare la sua Parola e “spezzare” il pane del Corpo del Signore, perché Dio vuole salvarci non come individui isolati ma come comunità e come popolo (EG 113; LG 9). Perciò questa stessa comunità non è un “club elitario” o una “grande organizzazione”, ma è il Popolo di Dio (laós), formato da “pietre vive” (1Pt 2,4-10), da persone diverse per sesso, età, temperamento, cultura, mentalità, condizione sociale, condizione della salute fisica e mentale, lavoro, professione; è formato da persone diverse per vocazione, carismi e ministeri; è un popolo geograficamente, culturalmente e storicamente situato in un territorio, in un luogo, in una regione, in un nazione, al nord come al sud, all’est come all’ovest; è un popolo pellegrino in cammino nella storia. 

Nella realtà concreta è così che di fatto si presenta a noi in mistero della Chiesa Popolo di Dio. Per questo in EG 111 è detto che la Chiesa è «un popolo in cammino verso Dio», un popolo che «affonda le sue radici nella Trinità, ma che ha la sua concretezza storica in un popolo pellegrino ed evangelizzatore, che trascende sempre ogni pur necessaria espressione istituzionale». E in EG 115 è detto che il Popolo di Dio è un popolo dai molti volti, tanti quanti sono i popoli della Terra dove viene seminato e inculturato il Vangelo (1Pt 1,1-2: «ai fedeli che vivono come stranieri, dispersi/disseminati nel Ponto, nella Galazia, nella Cappadocia, nell’Asia e nella Bitinia»); così che il cristianesimo non si mostra con un unico volto e con un unico modello culturale (= stile di vita di un popolo), ma, pur restando fedele al Vangelo e alla autentica tradizione ecclesiale, si mostra con più volti, tanti quanti sono i popoli e le culture (EG 116). È questa la cattolicità della Chiesa Popolo di Dio che mostra la bellezza del suo «volto pluriforme» (EG 116) e dice che è possibile, nel Signore e nella energia creatrice e creativa dello Spirito, vivere l’unità nella sana diversità e pluralità, perché nella Chiesa Popolo di Dio unità non è “uniformità” ma si coniuga con la “multiforme armonia” (EG 117). Di tutto questo ogni evangelizzatore ne deve tenere conto.

2. Soggetto attivo dell’evangelizzazione
a) La Chiesa, Popolo di Dio dal volto multiforme, è il soggetto dell’evangelizzazione; e all’interno di essa soggetto lo è ogni fedele, non per benevola concessione dei suoi pastori, ma a motivo dei sacramenti dell’iniziazione cristiana (battesimo, confermazione, eucaristia), che fa di ogni cristiano un missionario (EG 111; 120; EG 273: «Io sono una missione su questa terra, e per questo mi trovo in questo mondo»). 
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Una Chiesa “in uscita” di Egidio Palumbo (VIDEO INTEGRALE)


Veronesi:quando vedi il cancro nei bambini affermi che Dio non esiste! Le risposte di Zichichi, Antonelli, Albini, Savagnone e Cheaib

Veronesi: quando vedi il cancro nei bambini affermi che Dio non esiste! 
Le risposte di Zichichi, Antonelli, Albini, Savagnone e Cheaib

Arturo Paoli"Il cristianesimo non è un metodo per evitare il dolore, ma per attraversarlo e assumerlo"
Paul Claudel:  "Dio non è venuto a sopprimere il dolore. Non è venuto neppure a spiegarlo. È venuto a colmarlo della sua presenza".


"Per me il cancro è divenuto una prova della non esistenza del Signore" (Umberto Veronesi)
Il  17 novembre 2014  "La Repubblica" ha pubblicato un estratto del libro "Il mestiere di uomo (Einaudi) di Umberto Veronesi, oggi direttore scientifico dell’Istituto europeo di oncologia, una confessione autobiografica che ha provocato numerose risposte pubbliche. 

"Allo stesso modo di Auschwitz, per me il cancro è diventato una prova della non esistenza di Dio. Ho sviluppato questa convinzione soprattutto all’Istituto nazionale tumori di Milano, dove ogni tanto frequentavo il reparto di pediatria. Come puoi credere nella Provvidenza o nell’amore divino quando vedi un bambino invaso da cellule maligne che lo consumano giorno dopo giorno davanti ai tuoi occhi? Ci sono parole in qualche libro sacro del mondo, ci sono verità rivelate, che possano lenire il dolore dei suoi genitori? Io credo di no, e preferisco il silenzio, o il sussurro del «non so». Perché accade – e per i bambini oggi succede sempre più spesso – che il dubbio diventi concreta speranza e poi guarigione, e quando questo avviene, è pura gioia." (Umberto Veronesi)
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"Caro Veronesi, ti spiego perché Dio esiste..."
la risposta di Antonino Zichichi

"... La scienza ci dice che non è possibile derivare dal caos la logica che regge il mondo, dall'universo sub-nucleare all'universo fatto con stelle e galassie. Se c'è una logica deve esserci un Autore ...
La scienza non ha mai scoperto nulla che sia in contrasto con l'esistenza di Dio. L'ateismo, quindi, non è un atto di rigore logico teorico, ma un atto di fede nel nulla.  ..."  
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Caro Veronesi, il Dio di Gesù Cristo è il Dio della domanda e non l'idolo delle risposte
don Aldo Antonelli

"... Il "Dio" di Gesù Cristo non è il Dio della risposte alle domande dell'uomo, ma il "Dio" delle domande che interpella la coscienza dell'uomo e la sua responsabilità. È il Dio che chiede ad Adamo: "Dove sei?", "Cosa hai fatto?"; ed è il Dio che chiede a Caino: "Dov'è tuo fratello?". Il cristiano, non conosce una strada che aggiri il dolore: conosce piuttosto una strada, insieme con Dio, che lo attraversa (Cfr. Ernst Schuchardt). "Il cristianesimo non è un metodo per evitare il dolore, ma per attraversarlo e assumerlo", secondo le parole di Arturo Paoli (Le Beatitudini)  ..."
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Il cancro prova la non esistenza di Dio?
di  Christian Albini

".. da dieci anni frequento come paziente proprio l'Istituto dei tumori di Milano ... Non sento alcun bisogno di disputare con Veronesi o cercare di dimostrare che lui ha torto e io ragione, nel mio credere di credere.
Queste cose non sono un terreno di competizione di idee, è l'aspetto duro della condizione umana che ci accomuna tutti. E i tentativi di risposta sono solo parole, in ultima analisi. Il male resta scandalo e mistero e chi cerca di spiegarlo fa accademia, non ne prova il tocco bruciante e non rispetta coloro che soffrono. La scienza ci spiega con una certa precisione come nascono i tumori, ma conoscere questi meccanismi biologici non ci basta, come non ci bastano le risposte di una religiosità consolatoria.
Veronesi racconta la sua esperienza vitale e in quanto tale la devo rispettare. Tutto quello che mi sento di dire è che, nonostante questi eventi orribili, c'è la possibilità della vita e della guarigione. C'è l'amore che dura, anche quando una persona muore. C'è chi in quell'amore avverte una speranza e un desiderio che la morte non sia l'ultima parola, che le nostre esistenze non vadano perdute. E c'è chi guardando a Gesù di Nazaret trova una scintilla di fiducia in questo amore. 
No, la fede non è una risposta a buon mercato. E' la possibilità di una scintilla di fiducia, di un'esperienza vitale di segno diverso da quella di Veronesi. Senza bisogno di contrapposizioni, perché nel rifiutare la morte e nel volere la vita e l'amore siamo tutti uniti, fratelli in umanità. .."
Prendersela con Dio
di Giuseppe Savagnone

"... Gesù esclude che i mali che ci colpiscono siano frutto di nostre personali responsabilità. ... Il male è un mistero terribile davanti al quale la sola cosa giusta che si possa fare è tacere. Cristo non ha fatto commenti edificanti sulla propria passione e la propria morte in croce. Le ha vissute gridando a Dio la propria angoscia. E chi vuole seguirlo deve passare attraverso lo stesso umanissimo smarrimento, che non esclude l’abbandono nelle mani del Padre, ma nel buio di una notte che la fede non pretende di illuminare come un sole splendente (sul modello dell’Illuminismo), ma di rischiarare appena, come fece la stella che guidò il cammino dei magi.
Molti rifiutano il cristianesimo perché lo scambiano per uno schedario di risposte scritte, come dice Veronesi, «in qualche libro sacro del mondo». Riconosco che ci sono stati e in parte ci sono ancora dei credenti che hanno dato adito a questo equivoco. Ma la fede non è una rassicurante raccolta di spiegazioni chiare e distinte. Tutta la tradizione cristiana è concorde nel sottolinearne l’oscurità. Eppure, questo non mi sembra un buon motivo per rifiutarla. Che essa non pretenda di dare spiegazioni esaurienti su tutto è un segno, anzi, della sua umile verità  ..."
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Prendersela con Dio di Giuseppe Savagnone

Quando Dio muore di cancro
Una lettera aperta a Umberto Veronesi (Prima Parte) 
di Robert Cheaib
"... percepiamo il peso del male nelle sue diverse forme perché c’è un bene, anzi un Optimum, Sommum Bonum, che ci fa percepire la deficienza (nel senso etimologico del termine) della situazione in cui versiamo. Se non ci fosse quel bene, non sentiremmo quella mancanza. Fatto sta, però, che dentro di noi sussiste un richiamo “naturale” a una pienezza che ci interpella continuamente, un desiderio, un “cuore inquieto” che desidera il bene, il bello, il vero, nel grado sommo e ogni realtà che va contro questo lo sentiamo come stonatura.
Se non ci fosse un’impronta del Bene, il male non sarebbe male, sarebbe una parte della natura che segue le sue leggi senza suscitare in noi alcuna reazione. Quello che dico, forse non è una risposta, ma è sicuramente una domanda, un interrogativo che non permette una facile risposta del tipo “il male (il cancro) c’è, allora Dio non esiste”, perché si potrebbe affermare l’esatto opposto: «Quia malum, Deus est». ..."
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Quando Dio muore di cancro. Una lettera aperta a Umberto Veronesi (Prima Parte) 


Vivere come se Dio non esistesse, alla presenza di Dio.
 Una lettera aperta a Umberto Veronesi (Seconda Parte)
di Robert Cheaib

In Cristo, Dio non ha dato una risposta teorica al dolore, Dio si è fatto presenza nel dolore del mondo. A ragione scrive Paul Claudel: «Dio non è venuto a sopprimere il dolore. Non è venuto neppure a spiegarlo. È venuto a colmarlo della sua presenza»
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Vivere come se Dio non esistesse, alla presenza di Dio.


venerdì 28 novembre 2014

Mons. Montenegro: “Migranti pericolosi? Anch’io diventerei cattivo se vivessi come loro”

A “Stanze Vaticane – Tgcom24” parla Mons. Francesco Montenegro, arcivescovo di Agrigento, presidente della commissione CEI per le migrazioni e presidente della fondazione “Migrantes”.


Mons. Montenegro, stiamo vivendo in alcuni quartieri di Roma giornate di protesta contro gli immigrati. E’ giusto protestare per questi motivi?
“Io spero che non sia un qualcosa che nasconde in realtà dei problemi politici. Io credo che a Roma qualcuno ce l’abbia col sindaco Marino e ogni occasione diventa allora una buccia di banana per far scivolare lui. Una lettura onesta, non di parte, probabilmente sposterebbe un po’ l’obiettivo”.

Anche la Lega Nord è scesa in piazza a Roma insieme ai residenti contro gli immigrati…
“Fa comodo, è una carta vincente per alcuni politici. Per loro ad esempio è importante per adesso cavalcare la storia dell’immigrazione. Ma questa è una battaglia tra poveri. Perché quelli della Lega o altri politici non dicono ‘andatevene’ anche ai calciatori di colore che scendono in campo? Alcuni tifosi protestano ma molti battono le mani se giocano bene. E perché non diciamo ‘andatevene tutti’? Con questa logica dovremmo mandare via ad esempio tutte le badanti che tengono i nostri bambini. Ma va a finire che il giocatore famoso rimane, per l’attore nero si va a pagare il biglietto per vedere il suo spettacolo, la badante rimane a casa perché si prende cura di mio padre e di mia madre che non sopporto più. Il nostro modo di vedere le cose distorce quello che è il quadro reale…”.

Ci sono stati scontri nei giorni scorsi tra rifugiati e residenti di Tor Sapienza che hanno attaccato il centro di accoglienza. I migranti ospiti della struttura sarebbero autori di furti, danneggiamenti, schiamazzi notturni, ecc… 
“Si pensi a questi rifugiati, che devono stare nei centri in tutta Italia mesi e mesi, alcuni anche anni, prima di avere una risposta. Se io ad esempio fossi un migrante di 20/30 anni, che deve stare tutta la giornata senza far niente ad aspettare una risposta sul proprio futuro, dopo alcuni giorni m’incattivirei anche io! Sono dei ‘ragazzoni’ che con i nostri ragazzi avrebbero voglia di fare qualcosa e non gli è permesso. In compenso sono costretti a stare dentro un centro d’accoglienza senza far niente per mesi, a guardare la strada e il cielo. E pretendiamo pure che diventino lindi e pinti? Questa sarebbe l’accoglienza?”.

E’ giusto che il Governo dia la social-card anche agli immigrati regolari?
“Quello dei migranti ormai viene chiamato ‘il sesto continente’ considerato il numero di persone che ne fa parte. Si vuol vivere senza tener conto di questa realtà? La social-card sono 40 euro al mese giusto perché si possa mangiare. E non è nemmeno un’invenzione di adesso ma di diversi anni fa. E ricordiamo che in Italia non arrivano solo morti di fame: vengono anche laureati e diplomati, ci sono ingegneri, medici, alcuni si sono messi in viaggio per salvarsi la pelle. E hanno delle professionalità che quando si permette loro di metterle in atto riescono a produrre e a dare qualcosa. Ci sono molti esempi nel nord Italia dove tanti immigrati riescono a realizzare cose dalle quali anche noi abbiamo da imparare”.
...



Gli immigrati ci costano o sono una ricchezza?


“Gli italiani non hanno lavoro e ai rifugiati diamo 40 euro al giorno”. 
“Noi se stiamo senza lavoro non riceviamo un euro, a loro invece li manteniamo senza far niente”. Frasi ripetute spesso, come un mantra, in questi giorni di scontri nella periferia romana, per spiegare il clima di insofferenza dei cittadini nei confronti dei migranti ospitati nei centri di accoglienza. Ma quanto ricevono davvero i migranti, richiedenti asilo e rifugiati? E chi sono i minori non accompagnati, finiti al centro delle polemiche dopo le rivolte scoppiate nella periferia est della capitale? ...

"Ha ragione papa Francesco: gli immigrati sono una ricchezza. Lo dicono i numeri. Fatti i conti costi-benefici, spiega un dossier della fondazione Moressa, noi italiani ci guadagniamo 3,9 miliardi l’anno. E la crisi, senza i nuovi arrivati che hanno fondato quasi mezzo milione di aziende, sarebbe ancora più dura". 
Inizia così un articolo di Gian Antonio Stella sul Corriere della Sera, dove vengono analizzati i reali costi della presenza degli stranieri in Italia.

Mentre forze politiche come la Lega Nord chiedono la chiusura delle frontiere e alcune periferie delle città italiane scendono in piazza per allontanare i migranti, il quotidiano milanese scopre che in realtà gli stranieri "regalano" all'Italia quasi 4 miliardi di euro. Cioè non costano, anzi, rendono.
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Perchè c'è il male? Quale la sua origine?" di Mariano Borgognoni (VIDEO)

Perchè c'è il male? 
Quale la sua origine?" 
di Mariano Borgognoni (VIDEO)


Relazione tenuta il 20 novembre 2014 nell'ambito del Convegno "QUANDO IL MALE CI INTERROGA" organizzato dalle COMUNITÀ MISSIONARIE DEL VANGELO in collaborazione con la PRO CIVITATE CHRISTIANA di ASSISI, 20 - 23 novembre 2014 hotel Costa Verde - Cefalù


Io ritengo, infatti, che le sofferenze del momento presente non sono paragonabili alla gloria futura che dovrà essere rivelata in noi.
La creazione stessa attende con impazienza la rivelazione dei figli di Dio; essa infatti è stata sottomessa alla caducità - non per suo volere, ma per volere di colui che l'ha sottomessa - e nutre la speranza di essere lei pure liberata dalla schiavitù della corruzione, per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio. Sappiamo bene infatti che tutta la creazione geme e soffre fino ad oggi nelle doglie del parto; essa non è la sola, ma anche noi, che possediamo le primizie dello Spirito, gemiamo interiormente aspettando l'adozione a figli, la redenzione del nostro corpo. Poiché nella speranza noi siamo stati salvati. Ora, ciò che si spera, se visto, non è più speranza; infatti, ciò che uno già vede, come potrebbe ancora sperarlo? Ma se speriamo quello che non vediamo, lo attendiamo con perseveranza. (Lettera ai Romani 8, 18-25)
E' un brano che può essere illuminato all'ombra della croce, che è anche rivelatrice dell'ombra dell'uomo, del lato oscuro dell'uomo, insomma nella storia Gesù, il Messia, riconosciuto Messia solo da un piccolo gruppo, da un piccolo resto, è messo a morte.
Da chi? In nome di chi? E' messo a morte in nome di Dio, in nome dell'impero e in nome del popolo. Quello di Gesù é stato un omicidio religioso e politico. ...

E per affrontare il problema del male bisogna sostare davanti alla croce ...


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giovedì 27 novembre 2014

«Niente depressione: speranza!» - Papa Francesco - S. Messa Cappella della Casa Santa Marta - (video e testo)


S. Messa - Cappella della Casa Santa Marta, Vaticano
27 novembre 2014 
inizio 7 a.m. fine 7:45 a.m. 




Papa Francesco:
non cediamo al male, ma viviamo nella speranza

Anche in mezzo a tante difficoltà, il cristiano non ceda alla depressione. E’ quanto sottolineato da Papa Francesco nella Messa mattutina a Casa Santa Marta. Il Papa ha dunque avvertito che “corruzione” e “distrazione” ci allontanano dall’incontro con il Signore.

Babilonia e Gerusalemme. Nella sua omelia, Francesco ha preso spunto da queste due città di cui parla la Prima Lettura tratta dall’Apocalisse e il Vangelo di San Luca. Il Papa ha sottolineato che entrambe le letture attirano la nostra attenzione sulla fine di questo mondo. E per meditare, ha notato, ci parla del “crollo di due città che non hanno accolto il Signore, che si sono allontanate” da Lui. Il crollo di queste due città, ha precisato, “avviene per motivi differenti”.
...

“Babilonia cade per corruzione; Gerusalemme per distrazione, per non ricevere il Signore che viene a salvarla. Non si sentiva bisognosa di salvezza. Aveva gli scritti dei profeti, di Mosè e questo le era sufficiente. Ma scritti chiusi! Non lasciava posto per essere salvata: aveva la porta chiuse per il Signore! Il Signore bussava alla porta, ma non c’era disponibilità di riceverlo, di ascoltarlo, di lasciarsi salvare da Lui. E cade…”

Questi due esempi, ha osservato, “ci possono fare pensare alla nostra vita”: siamo simili alla “corrotta e sufficiente Babilonia” o alla “distratta” Gerusalemme? Tuttavia, ha tenuto a sottolineare, “il messaggio della Chiesa in questi giorni non finisce con la distruzione: in tutte e due i testi, c’è una promessa di speranza”. Gesù, ha affermato, ci esorta ad alzare il capo, a non lasciarsi “spaventare dai pagani”. Questi, ha detto, “hanno il loro tempo e dobbiamo sopportarlo con pazienza, come ha sopportato il Signore la sua Passione”:

“Quando pensiamo alla fine, con tutti i nostri peccati, con tutta la nostra storia, pensiamo al banchetto che gratuitamente ci sarà dato e alziamo il capo. Niente depressione: speranza! Ma la realtà è brutta: ci sono tanti, tanti popoli, città e gente, tanta gente, che soffre; tante guerre, tanto odio, tanta invidia, tanta mondanità spirituale e tanta corruzione. Sì, è vero! Tutto questo cadrà! Ma chiediamo al Signore la grazia di essere preparati per il banchetto che ci aspetta, col capo sempre alto”.


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Papa Francesco UDIENZA GENERALE 26 novembre 2014 - foto, testo e video



 26 novembre 2014 

Neanche la pioggia, battente da questa mattina su Roma, ha scoraggiato i fedeli e i pellegrini provenienti da ogni parte del mondo. A migliaia sono accorsi in piazza, per salutare il Papa che nonostante sia reduce dal viaggio a Strasburgo non ha voluto rinunciare al tradizionale appuntamento del mercoledì. Francesco è arrivato in piazza alle 9.45, accolto come al solito da un’ovazione e da una folla di ombrelli variopinti. 





Moltissimi anche oggi i bambini che i solerti gendarmi vaticani hanno porto al Papa: alcuni piccolissimi, c’era anche una bimba in fasce, avvolta in una calda copertina rosa. 
Per tutti come sempre Papa Francesco ha riservato una carezza, un sorriso ed un gesto affettuoso...
  





Una bambina ha anche regalato al Papa una rosa, accolta con un sorriso.





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“Un po’ bruttina la giornata, ma voi siete stati coraggiosi, complimenti!”. Il Papa ha cominciato l’udienza di oggi pronunciando queste parole a braccio, per ringraziare i circa 10mila fedeli presenti. “Speriamo di pregare insieme, oggi”, il suo auspicio all’inizio della catechesi dell’udienza generale, dedicata ad una meditazione sulla Chiesa pellegrina verso il Regno, sulla “continuità” tra la Chiesa terrestre e la Chiesa celeste, la terra e il cielo.

La Chiesa - 15. Pellegrina verso il Regno

Cari fratelli e sorelle, buongiorno.

Un po’ bruttina la giornata, ma voi siete coraggiosi, complimenti! Speriamo di pregare insieme oggi.

Nel presentare la Chiesa agli uomini del nostro tempo, il Concilio Vaticano II aveva ben presente una verità fondamentale, che non bisogna mai dimenticare: la Chiesa non è una realtà statica, ferma, fine a se stessa, ma è continuamente in cammino nella storia, verso la meta ultima e meravigliosa che è il Regno dei cieli, di cui la Chiesa in terra è il germe e l’inizio. Quando ci rivolgiamo verso questo orizzonte, ci accorgiamo che la nostra immaginazione si arresta, rivelandosi capace appena di intuire lo splendore del mistero che sovrasta i nostri sensi. E sorgono spontanee in noi alcune domande: quando avverrà questo passaggio finale? Come sarà la nuova dimensione nella quale la Chiesa entrerà? Che cosa sarà allora dell’umanità? E del creato che ci circonda? Ma queste domande non sono nuove, le avevano già fatte i discepoli a Gesù in quel tempo...

Cari amici, quando pensiamo a queste stupende realtà che ci attendono, ci rendiamo conto di quanto appartenere alla Chiesa sia davvero un dono meraviglioso, che porta iscritta una vocazione altissima! Chiediamo allora alla Vergine Maria, Madre della Chiesa, di vegliare sempre sul nostro cammino e di aiutarci ad essere, come lei, segno gioioso di fiducia e di speranza in mezzo ai nostri fratelli.

Saluti
...
...
Rivolgo uno speciale pensiero ai giovani, agli ammalati e agli sposi novelli. Domenica prossima inizierà il Tempo liturgico dell’Avvento. Cari giovani, l’attesa del Salvatore riempia il vostro cuore di gioia; cari ammalati, non stancatevi di adorare il Signore che viene anche nella prova; e voi cari sposi novelli, imparate ad amare, sull’esempio di colui che per amore si è fatto uomo per la nostra salvezza.

Guarda il video della catechesi

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Papa Francesco a Strasburgo visita al Parlamento Europeo e al Consiglio d'Europa /3 (cronaca, foto, testi e video)


Papa Francesco, dopo il suo discorso al Parlamento Europeo ha incontrato il presidente del Consiglio europeo Herman Van Rompuy, quello della Commissione Jean-Claude Juncker e quello di turno del Consiglio dell'Ue, il premier italiano Matteo Renzi. L'incontro si è svolto nel salone protocollare alle spalle dell'emiciclo di Strasburgo.


Lasciato il Parlamento Europeo, il Santo Padre Francesco si è recato in auto al Consiglio d’Europa. Al suo arrivo al "Palais de l’Europe" alle ore 12.30, il Papa è stato accolto dal Segretario Generale del Consiglio Sig. Thorbjørn Jagland, dal Presidente del Comitato dei Ministri, dalla Presidente dell’Assemblea Parlamentare Sig.ra Anne Brasseur, dal Presidente del Congresso dei Poteri Locali e Regionali, dal Presidente della Corte Suprema dei Diritti dell’Uomo, dal Commissario ai Diritti dell’Uomo e dal Presidente della Conferenza Internazionale delle Organizzazioni non Governative.
Dopo la presentazione delle due Delegazioni, nell’ufficio del Segretario Generale il Papa ha incontrato, alla presenza di alcune personalità politiche ed ecclesiastiche, il Segretario Generale Thorbjørn Jagland.


Quindi, nella "Lobby del Comitato dei Ministri", ha apposto sull’Albo d’oro del Consiglio d’Europa la seguente dedica: "Di cuore auguro al Consiglio d’Europa di rispondere con creatività alla sua vocazione di unità per costruire una civiltà dell’incontro. Franciscus" ed ha lasciato in dono un "Medaglione con Angelo" in bronzo, che porta la scritta: Un mondo di solidarietà e di pace fondato sulla giustizia, opera dell'artista italiano Guido Veroi.
Il medaglione rappresenta un angelo, mistico in apparenza, che abbraccia e riunisce l'emisfero nord e l'emisfero sud della terra, superando l'opposizione di un drago. 
L'Angelo inoltre raffigura i mutamenti contemporanei: unendo le regioni del nord e del sud del mondo e armonizzando queste per combattere le forze distruttive, come ad esempio lo sfruttamento, il colonialismo, l'indifferenza e il pregiudizio.
Passando dalla Sala del Comitato dei Ministri, dalla quale vede la Cattedrale di Strasburgo, Papa Francesco è poi sceso nell’Emiciclo per la Sessione solenne del Consiglio d’Europa, che è iniziata alle ore 13.

“Una guida spirituale ascoltata in tutto il mondo”, una “fonte di ispirazione per tutti coloro che vogliono abbattere i muri di oggi” e difendere la dignità umana. Thorbjørn Jagland, segretario generale del Consiglio d’Europa, ha accolto Papa Francesco nell’istituzione fondata nel 1949 e che si occupa di difesa dei diritti (Corte europea dei diritti dell’uomo), di democrazia, di dialogo interculturale e interreligioso. “Noi poniamo al centro di tutte le nostre attività le persone umane - ha affermato Jagland -; la Corte difende gli indifesi, anche nei confronti dei rispettivi Stati”.
L’oratore ha quindi citato “San Giovanni Paolo II”, intervenuto al CdE nel 1988 “per ricordarci il dovere di rafforzare il significato del bene comune”. Diversi i gruppi umani da difendere: Jagland ha citato le persone senza lavoro, i giovani, le donne, i disabili, i rifugiati i rom. Tra le attese delle persone ha ricordato la “possibilità di crescere i propri figli” mediante un lavoro dignitoso. “Abbiamo bisogno di risposte concrete, ma anche di valori alti”, di progetti, ha aggiunto Jagland, richiamando i politici degli Stati europei ai loro doveri verso i cittadini. 
Quindi Jagland cita la caduta del Muro di Berlino, “simbolo di divisione, evento che ha aperto la strada a un nuovo processo di unità” europea. “Lei - ha affermato a questo punto il segretario generale CdE - è fonte di ispirazione per tutti coloro che vogliono abbattere i muri di divisione”, tra ricchi e poveri, tra forti e deboli. Qui una citazione del “nuovo muro che sta sorgendo in Ucraina, che è un fatto inaccettabile per l’Europa”. Guardando al futuro, “dobbiamo avere fede - ha concluso Jagland -, rilanciando l’idea di una casa comune per tutti gli europei”.

Dopo l’indirizzo di benvenuto del Segretario Generale, il Santo Padre ha pronunciato il suo discorso:

Signor Segretario Generale, Signora Presidente,
Eccellenze, Signore e Signori,

sono lieto di poter prendere la parola in questo Consesso che vede radunata una rappresentanza significativa dell’Assemblea Parlamentare del Consiglio d'Europa, i Rappresentanti dei Paesi Membri, i Giudici della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, come pure le diverse Istituzioni che compongono il Consiglio d'Europa. Di fatto quasi tutta l'Europa è presente in quest'aula, con i suoi popoli, le sue lingue, le sue espressioni culturali e religiose, che costituiscono la ricchezza di questo continente. Sono particolarmente grato al Signor Segretario Generale del Consiglio d’Europa, Signor Thorbjørn Jagland, per il cortese invito e per le gentili parole di benvenuto che mi ha rivolto. Saluto poi la Signora Anne Brasseur, Presidente dell'Assemblea Parlamentare. Tutti ringrazio di cuore per l'impegno che profondete e il contributo che offrite alla pace in Europa, attraverso la promozione della democrazia, dei diritti umani e dello stato di diritto.
...
Il progetto dei Padri fondatori era quello di ricostruire l'Europa in uno spirito di mutuo servizio, che ancora oggi, in un mondo più incline a rivendicare che a servire, deve costituire la chiave di volta della missione del Consiglio d'Europa, a favore della pace, della libertà e della dignità umana.

...

Signor Segretario, Signora Presidente, Eccellenze, Signore e Signori,

Il beato Paolo VI definì la Chiesa «esperta in umanità». Nel mondo, a imitazione di Cristo, essa, malgrado i peccati dei suoi figli, non cerca altro che servire e rendere testimonianza alla verità. Null'altro fuorché questo spirito ci guida nel sostenere il cammino dell'umanità.
Con tale disposizione d'animo la Santa Sede intende continuare la propria collaborazione con il Consiglio d'Europa, che riveste oggi un ruolo fondamentale nel forgiare la mentalità delle future generazioni di europei. Si tratta di compiere assieme una riflessione a tutto campo, affinché si instauri una sorta di "nuova agorà", nella quale ogni istanza civile e religiosa possa liberamente confrontarsi con le altre, pur nella separazione degli ambiti e nella diversità delle posizioni, animata esclusivamente dal desiderio diverità e di edificare il bene comune. La cultura, infatti, nasce sempre dall'incontro reciproco, volto a stimolare la ricchezza intellettuale e la creatività di quanti ne prendono parte; e questo, oltre ad essere l'attuazione del bene, questo è bellezza. Il mio augurio è che l'Europa, riscoprendo il suo patrimonio storico e la profondità delle sue radici, assumendo la sua viva multipolarità e il fenomeno della trasversalità dialogante, ritrovi quella giovinezza dello spirito che l'ha resa feconda e grande.

Grazie!


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Dopo circa 4 ore, è terminata la visita di Papa Francesco a Strasburgo. Finita la doppia visita al Parlamento Europeo e al Consiglio d'Europa, il Pontefice ha raggiunto in auto l’aeroporto di Strasbourg/Entzheim da dove è decollato a bordo di un A320 dell’Alitalia per rientrare a Roma. L'atterraggio, a Roma-Ciampino, è avvenuto alle 16.

Durante il volo di ritorno, come già all'andata, nel sorvolare la Francia, la Svizzera, la Germania e nel rientrare infine in Italia, il Papa ha fatto pervenire ai rispettivi presidenti alcuni messaggi telegrafici.
A Francois Hollande, il Pontefice ha scritto: "Nel momento in cui sorvolo nuovamente il suolo francese, domando a Dio di accompagnare la società di questo caro paese nella giustizia e nella solidarietà, sfide del mondo attuale. Che Dio riempia la Francia delle sue benedizioni". 
Dello stesso tono il messaggio al presidente tedesco Joachim Gauck, in cui il Santo Padre ha inviato i suoi "cordiali saluti", assicurando le sue preghiere per tutto il popolo della Germania su cui invita "la benedizione di Dio, prosperità e pace". 
Scrivendo al presidente Didier Burkhalter, il Papa ha chiesto che "Dio benedica il popolo svizzero con pace e gioia". Invece al presidente della Repubblica itlaiana, Giorgio Napolitano, il Papa ha rinnovato il suo beneaugurante saluto, assicurando "una speciale preghiera per il bene e la prosperità dell'intera nazione italiana sulla quale invoco le celesti benedizioni".

Breve ma incisiva l’intervista rilasciata da Papa Bergoglio ai giornalisti, come è ormai sua consuetudine, sul volo di ritorno da Strasburgo. 



Vedi anche i nostri post precedenti:


mercoledì 26 novembre 2014

Papa Francesco a Strasburgo visita al Parlamento Europeo e al Consiglio d'Europa /2 (cronaca, foto, testi e video)


Oltre 900 giornalisti accreditati da tutto il mondo e misure di sicurezza straordinarie fanno da contorno alla storica visita del Papa al Parlamento di Strasburgo, riunito per l'occasione in sessione solenne. 
“Un messaggio di speranza e di incoraggiamento”. È quello che idealmente Papa Francesco ha indirizzato a tutti i cittadini europei, nel suo discorso al Parlamento europeo, a Strasburgo. 
Gli eurodeputati che affollavano l'emiciclo hanno punteggiato di applausi l'intero discorso, soprattutto nei passaggi sull'immigrazione, il lavoro e la povertà.

Signor Presidente, Signore e Signori Vice Presidenti,
Onorevoli Eurodeputati,
Persone che lavorano a titoli diversi in quest’emiciclo,
Cari amici,
vi ringrazio per l'invito a prendere la parola dinanzi a questa istituzione fondamentale della vita dell'Unione Europea e per l'opportunità che mi offrite di rivolgermi, attraverso di voi, agli oltre cinquecento milioni di cittadini che rappresentate nei 28 Stati membri. Particolare gratitudine, desidero esprimere a Lei, Signor Presidente del Parlamento, per le cordiali parole di benvenuto che mi ha rivolto, a nome di tutti i componenti dell'Assemblea...

Nel rivolgermi a voi quest'oggi, a partire dalla mia vocazione di pastore, desidero indirizzare a tutti i cittadini europei un messaggio di speranza e di incoraggiamento.
Un messaggio di speranza basato sulla fiducia che le difficoltà possano diventare promotrici potenti di unità, per vincere tutte le paure che l’Europa - insieme a tutto il mondo - sta attraversando. Speranza nel Signore che trasforma il male in bene e la morte in vita.
Incoraggiamento di tornare alla ferma convinzione dei Padri fondatori dell'Unione europea, i quali desideravano un futuro basato sulla capacità di lavorare insieme per superare le divisioni e per favorire la pace e la comunione fra tutti i popoli del continente. Al centro di questo ambizioso progetto politico vi era la fiducia nell'uomo, non tanto in quanto cittadino, né in quanto soggetto economico, ma nell'uomo in quanto persona dotata di una dignità trascendente.
Mi preme anzitutto sottolineare lo stretto legame che esiste fra queste due parole: "dignità" e "trascendente"...

Effettivamente quale dignità esiste quando manca la possibilità di esprimere liberamente il proprio pensiero o di professare senza costrizione la propria fede religiosa? Quale dignità è possibile senza una cornice giuridica chiara, che limiti il dominio della forza e faccia prevalere la legge sulla tirannia del potere? Quale dignità può mai avere un uomo o una donna fatto oggetto di ogni genere di discriminazione? Quale dignità potrà mai trovare una persona che non ha il cibo o il minimo essenziale per vivere e, peggio ancora, che non ha il lavoro che lo unge di dignità?
Promuovere la dignità della persona significa riconoscere che essa possiede diritti inalienabili di cui non può essere privata ad arbitrio di alcuno e tanto meno a beneficio di interessi economici...

Parlare della dignità trascendente dell'uomo, significa dunque fare appello alla sua natura, alla sua innata capacità di distinguere il bene dal male, a quella “bussola” inscritta nei nostri cuori e che Dio ha impresso nell’universo creato; soprattutto significa guardare all'uomo non come a un assoluto, ma come a un essere relazionale. Una delle malattie che vedo più diffuse oggi in Europa è la solitudine, propria di chi è privo di legami...
Come dunque ridare speranza al futuro, così che, a partire dalle giovani generazioni, si ritrovi la fiducia per perseguire il grande ideale di un'Europa unita e in pace, creativa e intraprendente, rispettosa dei diritti e consapevole dei propri doveri?
Per rispondere a questa domanda, permettetemi di ricorrere a un'immagine. Uno dei più celebri affreschi di Raffaello che si trovano in Vaticano raffigura la cosiddetta Scuola di Atene. Al suo centro vi sono Platone e Aristotele. Il primo con il dito che punta verso l'alto, verso il mondo delle idee, potremmo dire verso il cielo; il secondo tende la mano in avanti, verso chi guarda, verso la terra, la realtà concreta. 
Mi pare un'immagine che ben descrive l'Europa e la sua storia, fatta del continuo incontro tra cielo e terra, dove il cielo indica l'apertura al trascendente, a Dio, che ha da sempre contraddistinto l'uomo europeo, e la terra rappresenta la sua capacità pratica e concreta di affrontare le situazioni e i problemi.
Il futuro dell'Europa dipende dalla riscoperta del nesso vitale e inseparabile fra questi due elementi. Un'Europa che non è più capace di aprirsi alla dimensione trascendente della vita è un'Europa che lentamente rischia di perdere la propria anima e anche quello "spirito umanistico" che pure ama e difende...

... come una famiglia, che è tanto più unita quanto più ciascuno dei suoi componenti può essere fino in fondo se stesso senza timore. In tal senso, ritengo che l'Europa sia una famiglia di popoli, i quali potranno sentire vicine le istituzioni dell'Unione se esse sapranno sapientemente coniugare l'ideale dell'unità cui si anela, alla diversità propria di ciascuno, valorizzando le singole tradizioni; prendendo coscienza della sua storia e delle sue radici; liberandosi dalle tante manipolazioni e dalle tante fobie. Mettere al centro la persona umana significa anzitutto lasciare che essa esprima liberamente il proprio volto e la propria creatività, sia a livello di singolo che di popolo.
D'altra parte le peculiarità di ciascuno costituiscono un'autentica ricchezza nella misura in cui sono messe al servizio di tutti...
In questa dinamica di unità-particolarità, si pone a voi, Signori e Signore Eurodeputati, anche l’esigenza di farvi carico di mantenere viva la democrazia, la democrazia dei popoli dell’Europa. 
...
Dare speranza all'Europa non significa solo riconoscere la centralità della persona umana, ma implica anche favorirne le doti. Si tratta perciò di investire su di essa e sugli ambiti in cui i suoi talenti si formano e portano frutto. Il primo ambito è sicuramente quello dell'educazione, a partire dalla famiglia, cellula fondamentale ed elemento prezioso di ogni società. La famiglia unita, fertile e indissolubile porta con sé gli elementi fondamentali per dare speranza al futuro. 
...
Accanto alla famiglia vi sono le istituzioni educative: scuole e università. 
...
L’Europa è sempre stata in prima linea in un lodevole impegno a favore dell’ecologia. Questa nostra terra ha infatti bisogno di continue cure e attenzioni e ciascuno ha una personale responsabilità nel custodire il creato, prezioso dono che Dio ha messo nelle mani degli uomini. Ciò significa da un lato che la natura è a nostra disposizione, ne possiamo godere e fare buon uso; dall’altro però significa che non ne siamo i padroni. Custodi, ma non padroni. La dobbiamo perciò amare e rispettare
...
Non si può tollerare che milioni di persone nel mondo muoiano di fame, mentre tonnellate di derrate alimentari vengono scartate ogni giorno dalle nostre tavole. Inoltre, rispettare la natura, ci ricorda che l’uomo stesso è parte fondamentale di essa. Accanto ad un’ecologia ambientale, serve perciò quell’ecologia umana, fatta del rispetto della persona, che ho inteso richiamare quest’oggi rivolgendomi a voi.
Il secondo ambito in cui fioriscono i talenti della persona umana è il lavoro. E’ tempo di favorire le politiche di occupazione, ma soprattutto è necessario ridare dignità al lavoro, garantendo anche adeguate condizioni per il suo svolgimento. 
...
Parimenti, è necessario affrontare insieme la questione migratoria. Non si può tollerare che il Mar Mediterraneo diventi un grande cimitero!...
L'assenza di un sostegno reciproco all'interno dell'Unione Europea rischia di incentivare soluzioni particolaristiche al problema, che non tengono conto della dignità umana degli immigrati, favorendo il lavoro schiavo e continue tensioni sociali. L'Europa sarà in grado di far fronte alle problematiche connesse all'immigrazione se saprà proporre con chiarezza la propria identità culturale e mettere in atto legislazioni adeguate che sappiano allo stesso tempo tutelare i diritti dei cittadini europei e garantire l'accoglienza dei migranti; se saprà adottare politiche corrette, coraggiose e concrete che aiutino i loro Paesi di origine nello sviluppo socio-politico e nel superamento dei conflitti interni – causa principale di tale fenomeno – invece delle politiche di interesse che aumentano e alimentano tali conflitti. È necessario agire sulle cause e non solo sugli effetti.
Signor Presidente, Eccellenze, Signore e Signori Deputati,
La coscienza della propria identità è necessaria anche per dialogare in modo propositivo con gli Stati che hanno chiesto di entrare a far parte dell'Unione in futuro. 
...
...
E l'Europa ha fortemente bisogno di riscoprire il suo volto per crescere, secondo lo spirito dei suoi Padri fondatori, nella pace e nella concordia, poiché essa stessa non ancora esente dai conflitti.

... È giunto il momento di abbandonare l’idea di un’Europa impaurita e piegata su se stessa per suscitare e promuovere l’Europa protagonista, portatrice di scienza, di arte, di musica, di valori umani e anche di fede. L’Europa che contempla il cielo e persegue degli ideali; l’Europa che guarda e difende e tutela l’uomo; l’Europa che cammina sulla terra sicura e salda, prezioso punto di riferimento per tutta l'umanità!

Grazie.


Una lunga "standing ovation" ha salutato il primo discorso del papa a Strasburgo. 
Tutti si sono alzati in piedi alla fine del suo intervento e gli hanno dedicato molti minuti di battimani. 
"Lei è una personalità che orienta in momenti di perdita di orientamento, le sue parole ci aiuteranno", ha commentato il presidente Schulz.

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Vedi anche il nostro post precedente:
Papa Francesco a Strasburgo visita al Parlamento Europeo e al Consiglio d'Europa /1 (cronaca, foto, testi e video)