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domenica 7 settembre 2014

"Un cuore che ascolta - lev shomea" - n. 40/2013-2014 (A) di Santino Coppolino


'Un cuore che ascolta - lev shomea'
Concedi al tuo servo un cuore docile,
perché sappia rendere giustizia al tuo popolo e sappia distinguere il bene dal male" (1Re 3,9)


Traccia di riflessione sul Vangelo della domenica
di Santino Coppolino



Vangelo: 
Mt 18,15-20





I piccoli ("oi' microi" - 18,6.10.14) cioè gli ultimi, gli emarginati, coloro che non contano niente, sono sempre nel cuore di Gesù perché essi abitano stabilmente nel cuore del Padre, soggetti privilegiati del suo Amore senza fine, gratuito e liberante. Gesù li pone "al centro"(18,2), in mezzo ai suoi discepoli, in quanto sono i più deboli e i più fragili nella fede, per questo - come perle preziose - invita la Chiesa a metterli al primo posto nel suo impegno pastorale. E se qualcuno di essi sbaglia, fallisce la sua vita, si lascia abbagliare dalle suggestioni del peccato, il Signore Gesù esorta, anzi comanda alla sua comunità di farsi carico di ognuno, di mettersi alla loro ricerca, di farsi loro compagna di viaggio, di accoglierli con le loro fragilità, con i loro limiti, senza giudicarli, sempre assolvendo e perdonando. Senza una accoglienza incondizionata non può esserci correzione fraterna, ma solo maldicenza e durezza di cuore. Una comunità cristiana può dirsi evangelicamente matura nella misura in cui diviene capace di esercitare la correzione fraterna. Solo se ci sentiamo accolti e nella misura in cui ci sentiamo accolti, siamo disposti ad accettare di essere corretti, "convinti" (non"ammoniti" -trad.CEI), senza avvertire tutto questo come un'aggressione. Alla Chiesa è affidata la stessa responsabilità data a Pietro (16,16), che è la medesima del suo Signore, quella cioè di prendersi cura di ogni fratello, di non arrendersi mai, neanche di fronte al rifiuto più ostinato, nemmeno quando il fratello sembra refrattario ad ogni correzione. E quando ogni speranza sembra svanire, quando il fratello sembra perduto "insalvabilmente" (Lc 15,13), allora "egli sia per te come il pagano e l'esattore delle tasse": non da allontanare, non da emarginare, ma da amare ancora di più, da evangelizzare nuovamente, un fratello per il quale pregare (18,19). Chissà che il Padre, ascoltando la sinfonia (18,19) d'amore dei suoi figli, non conceda loro la grazia richiesta, l'unica che sicuramente le sarà accordata: la salvezza del fratello. Perché il Signore Dio "non gode della morte del malvagio, ma che il malvagio si converta dalla sua malvagità e viva" (Ez 33,11).