Benvenuto a chiunque è alla "ricerca di senso nel quotidiano"



sabato 31 maggio 2014

"Un cuore che ascolta - lev shomea' " - n. 27/2013-2014 (A) di Santino Coppolino

'Un cuore che ascolta - lev shomea'"
Concedi al tuo servo un cuore docile,
perché sappia rendere giustizia al tuo popolo e sappia distinguere il bene dal male" (1Re 3,9)

Traccia di riflessione sul Vangelo

di Santino Coppolino

Vangelo:  Mt 28,16-20









La liturgia oggi ci presenta la finale del Vangelo di Matteo.
Gli Undici (manca Giuda, egli ha fatto la scelta di servire mammona - Mt 6,24 - che, come tutti gli idoli, invece di dare vita, distrugge chi lo adora) salgono in Galilea, "sul monte che Gesù aveva loro fissato" (Mt 28,16). In realtà Gesù aveva chiesto loro di andare in Galilea ma non aveva indicato alcun monte o altro luogo dove incontrarlo. Quella dell'evangelista non è una indicazione geografica, ma teologica, egli non intende indicare una regione e un luogo preciso, ma una realtà. Come sappiamo la Galilea rappresenta ogni situazione di emarginazione, è il simbolo dell'impurità dell'uomo: "Galil ha Gojim - Galilea dei Popoli (pagani)", regione che confina con le nazioni che non conoscono Dio e, per ogni Israelita osservante, fonte di impurità e contaminazione.
E il monte (con l'articolo: "eis to oros"), indica che è un monte che loro già conoscono: il monte dove Gesù ha proclamato le Beatitudini (Mt 5,1) e che ne richiama un altro - il Nebo - dove Mosè morì concludendo la sua esperienza terrena senza poter entrare nella terra promessa, e dove "Dio baciò Mosè e prese la sua anima con un bacio della Sua bocca" (Midrash al Dt). Queste indicazioni allora servono all'evangelista per affermare ancora una volta che Gesù è "colui che il Signore Dio ha suscitato in mezzo ai nostri fratelli" (Dt 18,15), e che da ora in poi, non soltanto i discepoli, ma tutti coloro che credono in Lui possono fare l'esperienza del Risorto, a condizione che si immergano in ogni realtà di emarginazione, di sofferenza, di miseria, uscendo dal tempio, dalle sacrestie, divenendo incarnazione vivente delle Beatitudini in mezzo alla storia dell'uomo. E se ci prende il dubbio di non potercela fare, facciamo memoria di Colui che ci ha amato fino a dare la sua vita per noi, "Egli è con noi, fino alla fine del tempo".