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sabato 26 aprile 2014

La gioia di Papa Francesco per le canonizzazioni di Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II nei messaggi ai polacchi ed ai bergamaschi


Per Papa Francesco «è una gioia speciale che la canonizzazione di papa Giovanni XXIII avvenga insieme a quella del beato Giovanni Paolo II», perché il primo «ha aperto la strada» del «rinnovamento voluto dal Concilio» e il secondo lo ha «portato avanti nel suo lungo pontificato». A due giorni dal rito solenne in cui canonizzerà i due predecessori, papa Bergoglio ha voluto sottolineare il legame tra il Concilio Ecumenico Vaticano II e i due papi futuri santi.
Venerdì 25 aprile il Vaticano ha pubblicato due messaggi papali sui futuri santi. Il primo è un videomessaggio ai polacchi trasmesso ieri dalla tv e dalla radio in Polonia, il secondo un messaggio ai bergamaschi inviato da Bergoglio anche a L'Eco di Bergamo, di cui Roncalli da giovane fu apprezzato collaboratore.

«Cari amici bergamaschi,
avvicinandosi il giorno della canonizzazione del beato Giovanni XXIII, ho sentito il desiderio di inviare questo saluto al vostro Vescovo Francesco, ai sacerdoti, ai religiosi e alle religiose, ai fedeli laici della Diocesi di Bergamo, ma anche a coloro che non appartengono alla Chiesa e all’intera comunità civile bergamasca».
Inizia così la lettera che Papa Francesco ha scritto a tutti i bergamaschi a due giorni dalla cerimonia di canonizzazione di Giovanni XXIII: «Affido - prosegue il pontefice - questo mio messaggio a L’Eco di Bergamo, di cui il giovane sacerdote Don Angelo Roncalli fu apprezzato collaboratore».
«Vi invito a ringraziare il Signore - scrive Papa Bergoglio - per il grande dono che la sua santità è stata per la Chiesa universale, e vi incoraggio a custodire la memoria del terreno nel quale essa è germinata: un terreno fatto di profonda fede vissuta nel quotidiano, di famiglie povere ma unite dall’amore del Signore, di comunità capaci di condivisione nella semplicità»...

... E questa lettera di Papa Francesco al nostro quotidiano non può non sorprendere. Arriva alla vigilia del grande evento della canonizzazione, destinatari il vescovo. Francesco Beschi e «L’Eco». Arriva come viatico beneaugurante per coloro che si sono messi in cammino diretti a Roma per assistere alla canonizzazione di Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II.
Le parole del pontefice sono pregne di sapere e conoscenza della vita di Papa Roncalli. Niente fronzoli, vanno dritte al cuore, penetrano nell’animo della gente. Francesco si rivolge al clero, ma il suo saluto va «anche a coloro che non appartengono alla Chiesa»: nessuna distinzione di credo, di fede. Il pontefice si mostra radioso nell’affermare che Bergamo e Sotto il Monte sono diventati «familiari in tutto il mondo». Usa la parola «familiari», non «famosi» e associa questa semplice notorietà al volto sorridente del Papa della bontà...

Cari connazionali del Beato Giovanni Paolo II!
E’ ormai vicina la canonizzazione di quel grande uomo e grande papa che è passato alla storia con il nome di Giovanni Paolo II. Sono felice di essere stato chiamato a proclamare la sua santità, nella prossima Domenica della Divina Misericordia, a conclusione dell’Ottava di Pasqua. Sono grato a Giovanni Paolo II, come tutti i membri del Popolo di Dio, per il suo instancabile servizio, la sua guida spirituale, per aver introdotto la Chiesa nel terzo millennio della fede e per la sua straordinaria testimonianza di santità.
Papa Benedetto XVI ha notato giustamente, tre anni fa, nel giorno della beatificazione del suo Predecessore, che quello che Giovanni Paolo II chiedeva a tutti, cioè di non avere paura e di spalancare le porte a Cristo, egli stesso lo ha fatto per primo: «Ha aperto a Cristo la società, la cultura, i sistemi politici ed economici, invertendo con la forza di un gigante – forza che gli veniva da Dio – una tendenza che poteva sembrare irreversibile. Con la sua testimonianza di fede, di amore e di coraggio apostolico, accompagnata da una grande carica umana, questo esemplare figlio della Nazione polacca ha aiutato i cristiani di tutto il mondo a non avere paura di dirsi cristiani, di appartenere alla Chiesa, di parlare del Vangelo. In una parola: ci ha aiutato a non avere paura della verità, perché la verità è garanzia della libertà» (Omelia, 1 maggio 2011). Mi identifico pienamente con queste parole del Papa Benedetto XVI...