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sabato 15 marzo 2014

"Un cuore che ascolta - lev shomea' " - n. 17/2013-2014 (A) di Santino Coppolino

'Un cuore che ascolta - lev shomea'
"Concedi al tuo servo un cuore docile,
perché sappia rendere giustizia al tuo popolo e sappia distinguere il bene dal male" (1Re 3,9)

Traccia di riflessione sul Vangelo
di Santino Coppolino





Vangelo:  Mt 17,1-9







"Vieni dietro di me, satana!"(16,23) dice Gesù a Pietro e a tutti i discepoli, noi compresi. Dopo essere stato riconosciuto come "il Messia, il Figlio di Dio, il Vivente"(16,16), Gesù ci mostra che egli non è come noi ce lo immaginiamo.
La sua salvezza non passa dalla soddisfazione delle nostre brame di possesso e di potere, ma è fatta di povertà, umiltà e servizio. Questa è la via di quel Dio che è amore, attraverso la quale "deve" passare il Figlio dell'uomo per vincere il male dell'uomo. La Trasfigurazione è un altro momento fondamentale della narrazione evangelica e rappresenta il culmine di questa sequenza iniziata col riconoscimento da parte di Pietro del Messia, nella persona di Gesù. 
La pericope ha inizio con l'indicazione temporale: "sei giorni dopo", che richiama tre fondamentali avvenimenti nella Torah:
1) La creazione dell'uomo avvenuta il sesto giorno ( Gen 1,26-31) - 
2) La Teofania sul Sinài con la manifestazione della Gloria di Dio nella nube ( Es 24,15)
3) La Festa delle capanne che inizia sei giorni dopo la celebrazione dello Yom Kippur ( Dt 16,13; Lv 23,33-44).
I tre richiami veterotestamentari servono all'Evangelista per dimostrare che in Gesù si è manifestato l'uomo perfetto, quello uscito dal cuore stesso del Creatore, Figlio dell'Uomo e Figlio di Dio, pienezza della creazione. In Lui si è reso visibile l'avvento del Regno Messianico, testimoniato dalla Presenza luminosa della Gloria (Shekinàh) e dalla Voce del Padre (Bat qol).
In questo modo, ancora una volta il Padre, in Gesù, conferma alla nascente Chiesa, rappresentata da Pietro, Giacomo e Giovanni, che la condizione divina non si ottiene attraverso il potere, ma attraverso l'amore, non dominando, ma servendo, non togliendo la vita, ma consegnando la propria. I discepoli non comprenderanno subito la scelta d'amore di Gesù, perché un Messia sconfitto è "scandalo per i Giudei, stoltezza per i pagani"(1Cor 1,23), ma "La parola della croce, stoltezza per coloro che vanno in rovina,  per quelli che sono salvati, per noi, è potenza di Dio"(1Cor 1,18). Essa è la sola via che permetterà loro di riflettere, come in uno specchio, la stessa Gloria del loro Signore, per essere trasformati in quella medesima immagine, di gloria in gloria, secondo l'azione dello Spirito del Signore (cf. 2Cor 3,18).