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sabato 9 novembre 2013

"Un cuore che ascolta - lev shomea' " - n. 46 di Santino Coppolino

Rubrica
'Un cuore che ascolta - lev shomea'
"Concedi al tuo servo un cuore docile, perché sappia rendere giustizia al tuo popolo e sappia distinguere il bene dal male" (1Re 3,9)
Traccia di riflessione sul Vangelo della Domenica

di Santino Coppolino


Vangelo: Lc 20,27-38




"Ai tuoi fedeli, Signore, la vita non è tolta ma trasformata".
Così recita il Canone dei defunti perché così Gesù ci rivela nel suo Vangelo.
Non così la pensano i Sadducei, importante e dominante corrente spirituale presente in Palestina fin dal II secolo a.C. annientata dai rivoltosi ebrei che li accusavano di collaborazionismo con gli occupanti Romani durante la distruzione di Gerusalemme nel 70 d.C. Dalle loro fila provenivano gran parte dei sacerdoti del tempio e dell'aristocrazia ebraica, essi non credevano all'esistenza dell'aldilà, né all'esistenza dell'anima, né a quella degli angeli, né alla resurrezione dai morti; tutto si giocava in questa vita, dove Dio premiava con le ricchezze e la salute coloro che si comportavano secondo i dettami della Torah, il Pentateuco, il solo libro da loro ritenuto ispirato. Ed ecco un gruppo di loro si avvicina a Gesù rivolgendogli una domanda riguardante la resurrezione dei morti, chiedendo il suo parere a riguardo. La domanda non è fatta per apprendere da Gesù una qualche lezione sulla Legge, ma solo per metterlo in difficoltà, per screditarlo mettendolo in ridicolo davanti alle folle presso cui il Rabbi di Nazareth ha un grande seguito.
I Sadducei cercano così di burlarsi di Gesù e della resurrezione, ispirandosi ad una popolare storia, tratta dal libro di Tobia (Tb 3,8; 6,14), di una donna di nome Sara alla quale morirono ben 7 mariti tutti la sera stessa delle nozze, senza procreare loro una discendenza. A Sadducei che si sono appoggiati all'autorità della Parola di Dio per mettere in difficoltà Gesù, egli ribatte che la lettura della Torah che essi fanno è limitata, parziale e miope, e citando anche lui la Torah che, in Es 3,6 così dice: "E Dio disse: "Io Sono il Dio di tuo padre, il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe ", confuta la teoria dei suoi avversari.
Se Dio è il Dio dei viventi e, allo stesso tempo, è il Dio di Abramo, Isacco e Giacobbe - i patriarchi che ormai da secoli sono passati a miglior vita - ciò significa che Abramo, Isacco e Giacobbe non sono morti, estinti per sempre come i Sadducei asserivano, "ma essi sono viventi perché tutti vivono per Lui"