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domenica 27 ottobre 2013

Omelia di don Angelo Casati nella 30ª Domenica del Tempo Ordinario



Omelia di don Angelo Casati 
nella 30ª Domenica del Tempo Ordinario

Anno C - 27 ottobre 2013



Sir 35,12-14.16-18 
Sal 33
2 tm 4,6-8.16-18 
Lc 18,9-14

Parabola del fariseo e del pubblicano. Una parabola risaputa, quasi scontata.
E quasi scontato sembra da che parte stiamo, dove siamo schierati: dalla parte del pubblicano, e non dalla parte del fariseo, pensiamo.
Ma è poi così vero? È così vero che in qualche misura non assomigliamo al fariseo? O non sarà vero che un po' del pubblicano e un po' del fariseo convivono dentro di noi?
Diventa allora importante, per cogliere l'insegnamento della parabola, sottolineare il contesto in cui nasce e quindi dove va a parare la parabola.
Il contesto è esplicito. È scritto: "Ora disse anche questa parabola per alcuni che erano persuasi di essere giusti e disprezzavano gli altri".
Se il contesto è questo -la presunzione di essere giusti e il sentirsi superiori agli altri- il dubbio può essere legittimo, dico il dubbio che la parabola in qualche misura non ci riguardi, e che, di conseguenza, sia una grazia che Gesù oggi la racconti a noi. A noi che oggi siamo venuti al tempio a pregare: "Due uomini salirono al tempio a pregare".
L'insegnamento della parabola, se stiamo al contesto, non è immediatamente un insegnamento sulla preghiera, ma su un atteggiamento dello spirito che innerva sì la preghiera, ma, ancor prima, innerva la vita.
Scrive un biblista: "Ciò che va raddrizzato non è innanzitutto la preghiera (essa è il frutto di qualcosa che la precede), bensì il modo di concepire Dio e la salvezza, se stessi e il prossimo" (B. Maggioni, Le parabole evangeliche, pag. 241).
La parabola sembra dunque insegnare che esiste una stretta, strettissima connessione, più di quanto normalmente pensiamo, tra preghiera e vita: da un modo sbagliato di concepire la vita nasce una preghiera sbagliata. Di qui la domanda: come concepisco il mio rapporto con Dio: presumo di essere giusto? Come concepisco il mio rapporto con gli altri: mi sento superiore agli altri? Da come concepisci il rapporto nasce una preghiera giusta o sbagliata...