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mercoledì 23 ottobre 2013

Il funerale-farsa di Agrigento,"Dove sono i sopravvissuti?". Lampedusa beffata

"Dove sono i sopravvissuti?". E' questa la domanda che hanno rivolto una decina di eritrei alle cariche istituzionali presenti ai funerali di Stato per le oltre 300 vittime del naufragio avvenuto a Lampedusa lo scorso 3 ottobre...
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La cerimonia con il vicepremier Alfano (contestato) e il ministro Kyenge vista dall'isola della strage.
Kalid ha 24 anni, la pelle bruciata dal sole e un solco profondo sul volto che gli scende dalla fronte fino a metà della guancia. Ride e gioca con i suoi amici giocando a pallone nel campo sportivo di Lampedusa, a due passi dal cimitero delle carrette del mare, dove le barche della morte sono ammassate. Appena gli diciamo che oggi si svolgevano i funerali dei suoi compagni di viaggio ad Agrigento l’espressione si incupisce e i suoi occhi neri si alzano al cielo. «Non lo sapevo. Dove? Qui a Lampedusa? Quando?».
Poche ore più tardi qualche decina di migranti si dirigono in fila indiana verso la Guitgia. Marciano in silenzio, scortati da un paio di camionette della polizia, per commemorare le vittime degli sbarchi. Questione di pochi minuti e si rientra al “campo della vergogna” di Lampedusa, le loro nuove case. Tutti in silenzio, tutti in fila, seguiti passo passo dalle forze dell’ordine. Si celebra così il ricordo delle vittime a Lampedusa.
In quelle ore ad Agrigento andava in scena lo strano spettacolo di un funerale senza bare. ... 
«Questo funerale-farsa è il simbolo della mancanza di identità politica e culturale del nostro paese» mi dice don Mimmo, parroco di Lampedusa. «E i parenti delle vittime? Sono settimane che girano per la Sicilia alla ricerca dei loro cari defunti. Non si sa nemmeno chi sia stato tumulato e dove».
La “porta sul Mediterraneo”, come viene definita per risuscitare il nostro orgoglio di “italiani brava gente” nei fatti viene facilmente dimenticata a Roma. Marianne Kamstral è olandese, da 28 anni vive a Lampedusa. Fa parte di coloro che hanno ufficialmente richiesto alle autorità di poter ospitare i migranti sopravvissuti presso le loro abitazioni. «Pensavamo che fosse un gesto caritatevole per lenire il dramma di queste persone» ci dice Marianne.
Ma la prefettura di Agrigento la pensava diversamente. «Ci è stato detto che non era possibile senza spiegarci il motivo». Lo stesso vale per coloro che intendono portare derrate e beni di prima necessità al CPSA di Lampedusa: «Ogni volta che ho provato a portare cibo o vestiti al “campo” la polizia mi ha fermato, dicendo che non era possibile e che dovevo andarmene» ci dice Lillo Maggiore. «Ho anche chiesto al comune che mi venga dato in affido un bambino. E smuoverò mari e monti per farlo, mi creda». ...

Non erano ad Agrigento, né il sindaco di Lampedusa Giusi Nicolini, volata da Giorgio Napolitano anche per chiedere che il 3 ottobre diventi la giornata della memoria delle vittime del mare, né i sopravvissuti del naufragio bloccati nel centro di accoglienza di Lampedusa. In segno di protesta contro le autorità che hanno impedito loro di imbarcarsi per Agrigento, i migranti hanno prima aperto i cancelli del Cpt e poi inscenato un sit-in davanti al Municipio. "Uno di noi ha perso tre figlie e la moglie. Abbiamo chiesto di andare (alla cerimonia) e vogliamo farlo legalmente, ma non hanno voluto lasciarci andare", ha detto uno dei migranti a Sky TG24. "Vogliamo solo seppellire quelli che abbiamo perso in mare" ha aggiunto. I circa cento sopravvissuti si sono poi recati in mare dove hanno gettato fiori per ricordare i propri cari.

Lampedusa, i profughi eritrei pregano per le vittime


«Questo funerale è una presa in giro. Ma come si fa a invitare ufficialmente l’ambasciatore eritreo in Italia, che rappresenta il regime, alle esequie di centinaia di persone morte per scappare dall’orrore di quello stesso regime?». È sconsolato padre Mussie Zerai, sacerdote cattolico eritreo che vive tra Roma e Svizzera, soprannominato da tanti “l’angelo dei profughi”, perché chi sale sui barconi nella speranza di raggiungere l’Europa come prima cosa chiama lui per chiedere aiuti quando i bastimenti rischiano di affondare. Oggi ad Agrigento si terranno i funerali dei 365 profughi che sono morti lo scorso 3 ottobre davanti a Lampedusa, insieme ad altri 20 deceduti davanti ad Agrigento pochi giorni dopo, ma per padre Zerai «sono un insulto alle vittime».
Perché i funerali ad Agrigento sono «una presa in giro»?
Prima il premier Letta ha annunciato in mondovisione che sarebbe stato un funerale di Stato e poi l’hanno declassato a cerimonia pubblica per commemorare i defunti. Hanno annunciato la data solo giovedì scorso, impedendo così a molte famiglie che volevano partecipare di organizzarsi. Per di più sarà un funerale in assenza delle salme, che sono già state tumulate, ed è stato invitato ufficialmente anche l’ambasciatore in Italia del regime eritreo. Allora mi chiedo: a che cosa serve un funerale così?
E cosa si risponde?
Che serve a certe persone per mettersi la coscienza a posto e poter dire di aver fatto qualcosa. Ma sono già stati creati fin troppi problemi...

Intervista a don Mosè Zerai

Al termine della commemorazione per le vittime del naufragio di Lampedusa, quando le autorità hanno lasciato il molo di San Leone, un gruppo di eritrei ha lanciato in acqua corone di fiori e acceso candele sul lungomare di Agrigento. 
Agrigento, corone in mare: il saluto dei connazionali