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mercoledì 22 maggio 2013

PER UNA RILETTURA DEL VATICANO II IN PROSPETTIVA “MENDICANTE” di Egidio Palumbo, ocarm

PER UNA RILETTURA DEL VATICANO II 
IN PROSPETTIVA “MENDICANTE” 

di Egidio Palumbo, ocarm


Pubblicato su “Horeb –Tracce di spiritualità” 
64 - n. 1/2013

"Un mese prima dell’apertura del Concilio Ecumenico Vaticano II, il XXI della storia, Papa Giovanni XXIII in un messaggio radiofonico affermava che di fronte alla società globale in evoluzione e di fronte ai paesi sottosviluppati «la Chiesa si presenta quale è e vuol essere, come la Chiesa di tutti, e particolarmente la Chiesa dei poveri». Nel discorso di apertura del Concilio (11 ottobre 1962), lo stesso Papa, soffermandosi sul modo di affrontare le divisioni tra cristiani e gli errori del mondo contemporaneo, affermava che, rispetto al passato, ora la Chiesa «preferisce usare la medicina della misericordia invece di imbracciare le armi del rigore; pensa che si debba andare incontro alle necessità odierne, esponendo più chiaramente il valore del suo insegnamento piuttosto che condannando»... C’è bisogno, allora, di una rilettura e di una recezione del Concilio Vaticano II proprio in prospettiva “mendicante”; una rilettura e una recezione finalizzate ad assimilare lo spirito del Concilio proprio da quel versante – quello dello stile evangelico di povertà vissuto e trasmesso da Cristo – in questi anni caduto nell’oblio e spesso soffocato da atteggiamenti e stili di vita mondani, in particolar modo da parte delle nostre istituzioni ecclesiastiche. La recezione del Concilio è un cammino che interpella ogni chiesa locale e ogni soggetto ecclesiale; e chiede, non soltanto l’applicazione del dettato dei testi conciliari – sarebbe solo un processo giuridico e culturale-intellettuale – ma soprattutto, e più in profondità, la conversione in senso evangelico, ovvero il cambiamento dello stile di vita (identità, mentalità, modelli e atteggiamenti) e delle strutture (istituzioni, opere…), là dove esse nella loro gestione contraddicono l’evangelo e l’evangelizzazione. Dunque c’è bisogno di una ricezione creativa del Concilio..." (Egidio Palumbo)

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