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mercoledì 3 ottobre 2012

JESUS, ottobre 2012 - "Caro Diogneto - 46" Enzo Bianchi e l'apocalisse di Martini

JESUS, ottobre 2012
Caro Diogneto - 46
Rubrica di ENZO BIANCHI

“Apocalisse” non significa quello che si intende nel linguaggio corrente, bensì l’operazione con cui si toglie il velo, viene rivelato qualcosa che era nascosto, si comprende con evidenza ciò che prima non era possibile vedere. Sovente nella vita cristiana ci sono “apocalissi”, sia a livello ecclesiale che a livello personale. Ora, la morte del card. Carlo M. Martini è stata un’apocalisse su di lui e sulla chiesa italiana nelle sue varie componenti. È stato infatti estremamente significativo che la sua sepoltura sia avvenuta il giorno della festa liturgica di san Gregorio Magno, il vescovo di Roma che ci ha lasciato un modello esemplare del servizio di comunione nella chiesa quale “servo dei servi di Dio”...
Apocalisse, dicevamo, per la coincidenza beata della memoria del padre della chiesa, quasi un sigillo sulla vita di Martini, una “rivelazione” di quello che rappresentava per la chiesa, per quel popolo che ha sentito il bisogno spontaneo di sfilare di fronte alle sue spoglie e di volerlo vedere a abbracciare mentre si celebrava il suo funerale, il suo esodo da questo mondo al Padre. Benedetto XVI ha scritto su Martini le parole più vere e discrete: è stato “un uomo di Dio”. Non c’è onore e qualificazione più grande nella vita cristiana! Uomo di Dio perché totalmente affidato, offerto a Dio e alla sua signoria, unica forza capace di determinarlo nei suoi pensieri, nei suoi sentimenti, nelle sue azioni...

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