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giovedì 13 settembre 2012

SIRIA - "Siria andiamo verso un nuovo Afghanistan!" P. Paolo Dall'Oglio - Reportage di Bernardo Valli Cosi la "primavera" siriana è diventata una guerra civile -

La città è una grande roulette: non si sa mai dove si fermerà il prossimo proiettile. I ricchi vivono attorno alla Cittadella, in cui sono asserragliati i cristiani e comandano i soldati alawiti del presidente. Nei quartieri poveri gli insorti sunniti. Uno specchio della balcanizzazione della Siria, teatro dello scontro tra le sue comunità e tra i suoi potenti vicini
... Cosi la "primavera" siriana è diventata una guerra civile. Si calcola che l'Esercito siriano libero conti tra i trenta e i quaranta mila uomini, e che gli stranieri infiltratisi o accorsi apertamente per appoggiare l'insurrezione, si aggirino sui seimila. Il fatto che quest'ultimi siano sunniti sensibili al richiamo islamico non significa che siano jihadisti. Ma la paura dei cristiani è dovuta alla paventata ondata islamica....
No, la pietà non è di casa ad Aleppo. Né dall'una né dall'altra parte, se è vero, come dice l'osservatorio siriano per i diritti umani, che venti soldati di Assad catturati al momento della presa del quartiere di Hanano, la settimana scorsa, sarebbero stati subito fucilati. Con le mani legate dietro la schiena. 

Il gesuita Padre Paolo Dall'Oglio parla a RaiNews24 del regime di Assad, da 40 anni al potere in Siria





La missione in Medio Oriente del nuovo inviato dell’ONU e della Lega Araba per la Siria, il diplomatico algerino Lakhdar Brahimi, prende il via questa settimana in un clima di crescenti tensioni e con le principali potenze occidentali che stanno moltiplicando i loro sforzi per cercare di rovesciare il regime di Bashar al-Assad. I governi che si adoperano per la fine di quest’ultimo continuano a sostenere materialmente i “ribelli” siriani nonostante si moltiplichino le prove di una massiccia presenza tra le loro fila di estremisti islamici, così come i resoconti di atrocità commesse contro civili e membri delle forze di sicurezza.
Il sostituto di Kofi Annan è giunto lunedì al Cairo per incontrare i vertici del governo egiziano e della Lega Araba ed ha annunciato che si recherà a Damasco nei prossimi giorni, dove incontrerà il presidente Assad. Le difficoltà che attendono il veterano algerino della diplomazia internazionale nel suo nuovo incarico sono tuttavia enormi ed egli stesso ha riconosciuto gli ostacoli che troverà sulla sua strada e che hanno portato alle dimissioni del suo predecessore.
Infatti, mentre Brahimi e il piano di pace che dovrebbe promuovere raccolgono il sostegno nominale degli Stati Uniti e dei loro alleati, questi ultimi stanno facendo tutto il possibile per soffocare sul nascere qualsiasi speranza di una risoluzione negoziata del conflitto.

Nel suo “Altro Editoriale” su peacelink.it del 25 luglio scorso, Enrico De Angelis ipotizza, con un'angoscia che si legge tra le righe, l'esito più probabile di una caduta, in questi giorni, del regime siriano di Bashar al-Assad qualora, nonostante i massicci aiuti militari russi, egli fosse inaspettatamente sconfitto sul campo. Questo esito sarebbe la presa del potere – non da parte dei giovani “rivoluzionari” siriani che lottano da 15 mesi contro il regime – ma da parte di quelle forze militari, molte delle quali armate e stipendiate dall'estero, che operano in Siria palesemente da ben 13 mesi (dunque quasi sin dall'inizio della rivolta) e clandestinamente da anni. Se vincono loro, addio rivoluzione.
Tra queste forze militari d'opposizione, la principale è il cosiddetto Esercito Siriano Libero, l'ESL, il cui scopo, secondo Wikipedia, sarebbe quello di “proteggere i civili”. In realtà, come dimostrano in questi giorni gli assalti a Damasco e ad Aleppo, dove i civili non hanno nessun bisogno di protezione, il vero scopo dell'ESL è un altro: rovesciare Assad e conquistare il potere in Siria.
Per conto di chi?

Guarda anche il nostro precedente post

Pax Christi raccogliendo la proposta di p. Paolo Dall’Oglio e della Rete Corpi Civili di Pace invita ad un digiuno per la Pace in occasione dell’imminente viaggio del Papa in Libano, 14 -16 settembre.