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venerdì 28 settembre 2012

Ricordo di Papa Giovanni Paolo I nel 34° anniversario della morte - Papa dal “sermo humilis”

Ridistribuire i beni della Chiesa, aprire le porte alla contraccezione. Rinunciare per dare. Era questo ciò che voleva papa Giovanni Paolo I. Il papa del sorriso, il papa ammalato, il papa che aveva patito la fame, il papa dei 33 giorni. Perché quel pontefice voluto da (quasi) tutti, eletto con la più grande maggioranza tra i conclavi del 900, restò in carica poco più di un mese.
Una morte prematura, inaspettata, chiacchierata, la sua. Una morte su cui non si è potuto fare chiarezza: vietata l’autopsia dal Vaticano, che ha assicurato che si è trattato di un infarto. E, da quel tragico agosto del 1978, papa Luciani è stato sulle cronache, sulle bocche, sulle chiacchiere. Ma anche, e soprattutto, nelle preghiere, nei cuori, nei ricordi. Nella mente di chi, in vita, gli è stato accanto, provando per lui stima, affetto, ammirazione. ”Non è insolito che faccia parte del nostro parlare quotidiano e talvolta di fronte a delle grandi difficoltà ci si appelli a lui”, ha dichiarato Antonio Da Ros, il suo medico personale.
E, in occasione del centesimo anniversario dalla nascita di Luciani, sul numero de Il Quindicinale in edicola da mercoledì, un’intervista al medico personale del papa. Un medico, ma anche un amico, “uno di famiglia”. Che ricorda le vicende, le opinioni, i modi di fare del compagno scomparso. Lo speciale su papa Luciani presente ne Il Quindicinale, dalla breve biografia, alle dichiarazioni di Mons. Corrado Pizziolo, vescovo di Vittorio Veneto, che ha conosciuto il pontefice, farà (ri)scoprire Sua Santità, raccontata dai più intimi e vicini punti di vista. E di vita.
Vescovo a Vittorio Veneto, Patriarca a Venezia, Papa a Roma. E, nonostante tutto, umile. A tal punto che, il giorno dopo la sua elezione dichiarò « Ieri mattina io sono andato alla Sistina a votare tranquillamente. Mai avrei immaginato quello che stava per succedere.» 
(fonte: OGGITreviso)

La prima tesi di dottorato dedicata Giovanni Paolo I svela il volto intimo del successore di Paolo VI e le radici letterarie del suo “sermo humilis”
... La tesi di Stefania Falasca lascia in fuorigioco quanti si ostinano a scambiare l’humilitas e la semplicità di Luciani per sprovvedutezza o addirittura per mediocrità intellettuale. Se papa Montini lo considerava un «fine teologo», per il filosofo Jean Guitton il successore del suo grande amico Paolo VI era «uno scrittore nato» e la sua arte di raccontare era «abitudine acquistata mediante lungo esercizio, e non formula magico-cabalistica». La sua stessa opzione per il registro letterario e la ricerca di un linguaggio accessibile a tutti, emancipato da ogni sofisticazione, era in Luciani il frutto di un lavoro e di un’applicazione assidua... 

Tutta la dolcezza e l'umanità di Giovanni Paolo I