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mercoledì 25 maggio 2011

“L’eros, l’agape e l’uomo a una dimensione” di Angelo Scola

Ogni autentica esperienza dell’amore si fonda su un’evidenza elementare: la persona, in quanto tale, è corpore et anima unus, come insegna Gaudium et spes (n. 14). L’amore e l’amare sono di tutto l’uomo e non sopportano alcun dualismo né alcuna separazione. Ogni divisione inflitta agli amanti nell’esperienza concreta del loro amore ha l’amaro sapore della violenza.
Oggi, in Occidente, una tra le più diffuse radici del dualismo antropologico è una sorta di «spiritualismo disincarnato». L’uomo, contro ogni immediata evidenza, non viene più considerato come unità duale di anima e di corpo, ma viene ridotto ad un’unica dimensione. A parole si esalta lo spirito, ma poi ci si concentra quasi esclusivamente sul corpo riduttivamente considerato, come con sempre maggior successo sostengono alcune correnti della neuroetica. Nulla di più lontano dalla equilibrata visione cristiana della persona. Per essa l’autoevidenza del corpo veicola la dimensione spirituale dell’io. La visione cristiana, infatti, parla del corpo come sacramento di tutta la persona.

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