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domenica 17 aprile 2011

Nel ricordo di Vittorio Arrigoni "restiamo umani"

Non era soltanto un volontario, Vittorio Arrigoni. Era un attivista. Era un pacifista. Era un profondo conoscitore della questione palestinese. Era uno scrittore e un giornalista. Ma soprattutto, era una voce libera, un testimone di una realtà complessa, quella di Gaza, che viveva dall’interno...

... Invitiamo l’opinione pubblica a non operare la solita banale equazione, fuorviante e controproducente tra palestinesi, terroristi, islam e fondamentalismi. Che questo sforzo di comprensione e di analisi dell’accaduto sia anche un segnale di dovuto rispetto alla memoria di Vittorio stesso, che con il suo lavoro di solidarietà incondizionata ha dimostrato come il sentimento di umanità non ammetta discriminazioni legate alle fedi religiose o alle appartenenze culturali e politiche...

...C'è, dunque, il pericolo molto concreto che la morte di Arrigoni ci porti a stare ancora più alla larga da Gaza. Ma questo sarebbe il crimine più grande. La vittoria di chi ha ucciso Vittorio Arrigoni. Che non lo ha colpito certo per quello che denunciava sui raid israeliani; lo ha colpito perché vuole che Gaza rimanga il buco nero che è oggi, isolato dal resto del mondo...

Vittorio Arrigoni in questo intervista spiega la sua scelta di vita. (audio)

... «Chiediamo solo che alcune semplici imbarcazioni approdino a Gaza con il loro carico di pace, amore, empatia, che a tutti i palestinesi siano concessi gli stessi diritti di cui godono gli israeliani e qualsiasi altro popolo del pianeta». In questa frase, alla fine di una sua lettera dell’agosto 2008, c’è tutta l’utopia semplice e concreta di Vik. Il suo “restiamo umani” non è solo esortativo: è un monito che Vik ripete a se stesso...

Il monito con cui chiudeva molte sue corrispondenze sembra oggi, di fronte alla disumanità di chi lo ha ucciso e di chi non vuol vedere il dramma del popolo per cui è morto, un grido disperato. Sta a noi fare che non sia un grido nel deserto.

Come si fa a restare u­mani dopo tutto quello che è succes­so? «È ancora possibile – ri­sponde mamma Egidia –. Anzi, se Vittorio fosse qui ci esorterebbe di nuovo, come faceva in tutti i suoi articoli dalla Palestina: “Restiamo u­mani”. Credo non ci sia mo­do migliore per ricordarlo e onorarne la memoria. Sia­mo tutti orgogliosi di lui».

Intervista alla mamma


Gaza si è svegliata smarrita, la notte dopo l'omicidio. C'era una bara di cartone con la bandiera italiana e quella palestinese a occupare il centro del giardino al bar Jundy, nella piazza del milite ignoto di Gaza City. Cordoglio collettivo per l'eroe, il martire, direbbero lì. Commiato simbolico a un corpo che non c'è. E' rimasto all'obitorio dello Shifa Hospital, in attesa delle autorizzazioni per trasportarlo verso casa, attraverso la Striscia, il valico di Rafah, il deserto, il Cairo. Mezzo Medio Oriente, sopra il Mediterraneo fino all'Italia, dove la famiglia lo aspetta. Perché Vittorio avrebbe dovuto partire la settimana scorsa, tornare a Besana Brianza a trovare il padre malato.
Leggi tutto: Gaza, il primo giorno senza Vittorio

In molte città (Roma, Torino, Palermo, Bologna, Genova...) manifestazioni e presidi per riflettere su quanto accaduto a Gaza

Un'intervista inedita a Vittorio Arrigoni su Savonanews.it. E' stata girata a Gaza - Jabalia da Mario Molinari. Il montaggio del filmato era e resterà incompiuto dopo l'omicidio di Vittorio. Tratto da permettercivideo. (si avvisa che nel servizio vi sono immagini molto shoccanti)